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GMG2011 - Madrid

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Il video




Il diario


Il diario da Madrid

Rio de Janeiro 2013
Ringraziomenti, annuncio della GMG2013, benedizione finale
Veglia: Inno, lettura del Vangelo, "Esta es la juventud del Papa"
 

domenica 21

All’alba tutti in piedi, per fare spazio a quelli che devono entrare. La celebrazione è solenne (forse anche un poco ingessata, visto il contesto), il papa richiama i giovani al’interiorità: “tutto quello che cercate è Cristo, e lo dovete cercare nel silenzio della vostra coscienza”. Alla fine l’annuncio che la prossima GMG si terrà a Rio de Janeiro nel 2013. Un boato percorre tutta la folla, sono le migliaia di brasiliani che esplodono in un grido di gioia come solo loro sanno fare. Mezzogiorno è vicino e il sole è ormai alto.

L’esperienza del giorno prima insegna a tutti che può far male e ci si accoda alle uscite. IL deflusso è molto scorrevole e in poche ore di cammino raggiungiamo gli autobus e si parte. Le ultime fiammelle di energia si spengono con il racconto delle sensazioni forti, mentre i pullman escono dalla capitale. Quando li sorpasso con il pulmino, nessuno risponde alle mie strombazzate a ai miei saluti. Tutti immersi in un sonno profondo, per un meritato riposo dopo giorni di grandi imprese. Una parola sola si può ancora pronunciare: Grazie!.



Oltre un milione di persone, ieri, si sono assiepate alla veglia dell'aerodromo Cuatros Vientos di Madrid, per la Giornata Mondiale della Gioventù. I ragazzi hanno occupato ogni metro quadrato di un'area corrispondente a 41 campi da calcio. e lì hanno atteso la Santa Messa prevista per questa mattina.

I pellegrini stanno sopportando un caldo record: oltre 40 gradi, mitigati solamente dall'acqua con cui i vigili del fuoco li hanno irrorati. "La ‘Via Crucis’ di venerdì in plaza de Cibeles è stata grandiosa — racconta don Giordano Goccini — una bolgia così non l’avevo mai vista. Alcuni ragazzi hanno trasportato sulle spalle tipici carri spagnoli da 40 quintali ognuno, fino all’una di notte. Sono rimasto impressionato". Oggi la Gmg arriverà al termine, con la Messa celebrata dal Papa: "La sua presenza è importante — dice don Goccini — ma vorrei precisare che noi siamo qua con il Papa, non per il Papa. Il nostro pellegrinaggio è iniziato senza di Lui. Penso che i veri protagonisti siano i giovani e la loto grande volontà di stare insieme. Se prima di un concerto degli U2 Bono si ammala, allora l’evento salta e si rimborsano i biglietti. Se il Papa dovesse ammalarsi cosa succede? La Gmg continua lo stesso, perché i giovani sono i veri protagonisti".

 

sabato 20

I ragazzi lasciano gli alloggi per andare al campo di Cuatro Vientos. L’accordo è che i pullman li caricano, insieme a tutti i loro bagagli fino ad un parcheggio ad Alcorcon, da lì raggiungeranno il campo a piedi con il necessario. Gli autisti dicono si tratti di appena due-tre km, a me sembrano 7-8, ma sono convinto che camminare non abbia mai fatto male a nessuno. Molto meglio che imbottigliarsi nei metro. Oggi ci sarà una gran ressa, ne siamo consapevoli. E la temperatura sale.

I ragazzi sentono che siamo arrivati al momento clou, e scavalcano la stanchezza accumulata con l’entusiasmo per ciò che li attende. Mi raccomando di attendere un poco e non fiondarsi subito dentro, ma la smania è tanta e alcuni gruppi alle 13 sono già là dentro. Il nostro settore è il D4. Nel frattempo ci occupiamo dei malati e degli acciaccati. Nel pomeriggio il sole diventa sempre più rovente, al campo non c’è riparo. Ad un certo punto viene a mancare l’acqua nelle condotte. Si dà fondo alle scorte mentre a fatica si trattiene il panico che inizia a serpeggiare. Le ragazze più fragili, provate già da giorni di fatica, cadono come pere mature. I soccorsi non riescono a far fronte all’emergenza, per fortuna i bomberos passano ogni tanto con i getti d’acqua e bagnano la folla. Don Stefano la sera mi confiderà: penso che quando in futuro dovrò parlare ai ragazzi della salvezza, mi basterà raccontare questo pomeriggio e la sensazione quando finalmente arrivava un getto a salvarti.

La sera il caldo si attenua. Inizia la veglia. Arriva il Papa e i giovani scaricano la frustrazione accumulata nei disagi del pomeriggio in un grande entusiasmo. Cori e urla e applausi percorrono l’immensa spianata straripante di giovani. Alle porte di accesso al campo migliaia e migliaia non ce l’hanno fatta ad entrare e attenderanno la mattina successiva accampandosi all’esterno. Il papa inizia la veglia e improvvisamente arriva un acquazzone incredibile. Vento e acqua a secchiate. Qualche minuto di concitazione, alla “si salvi chi può” e poi i ragazzi cominciano a cantare e danzare sotto la pioggia. L’impianto audio non funziona e si vede negli schermi il papa che prende anche lui tutta l’acqua, (la pioggia è molto democratica), nonostante lo sforzo di proteggerlo con gli ombrelli. Benedetto intuisce il disagio dei giovani e anche il loro entusiasmo e sorride (proprio così!) unendosi a cori che acclamano. Purtroppo qualche cosa dev’essersi seriamente compromessa, perché poi la veglia è stata tagliata. Un momento di adorazione silenziosa (un immenso campo in silenzio)e la benedizione finale. E l’appuntamento per la messa di domattina. La notte un venticello caldo ci asciuga e rende gradevole il breve sonno.

 

 

 

venerdì 19

Venerdì sera il Papa attende tutti i giovani per la solenne via Crucis in Plaza de Cibeles. È la serata che ha il sapore iberico più pronunciato. Le stazioni della Via crucis, piazzate lungo il grande viale sono arricchite da immense statue raffiguranti il racconto della via crucis, portate da confraternite che arrivano ad avere centinaia di aderenti e portatori. Alcuni quadri pesano 2-3 tonnellate e sono portati a spalla da veri e propri eserciti di confratelli, preceduti da consorelle in abiti tradizionali e dalle bande che suonano e ritmano l’incedere lento del passo. Dopo la bella e sobria liturgia della via Crucis preparata da diversi gruppi giovanili, ecco il folklore tipico di questa terra prendere il sopravvento.

La sera precedente abbiamo conosciuto Francesca Fialdini, a passeggio con il suo fidanzato al Parco del Retiro, ci siamo fermati a lungo a chiacchierare. Mi chiede un gruppo di giovani per andare in diretta la sera dopo la via crucis. Il mattino dopo lo propongo al gruppo di Bagno e ne sono entusiasti. Ammassati in un angolo della piazza, comincia la diretta, mentre sfilano i carri e suonano le bande. Il risultato non lo so, l’avete visto meglio voi a casa, certamente per i ragazzi è una esperienza nuova e strana, anche questo passare “dall’altra parte” e vedere come “si fa la Tv”, non solo quella patinata da studio, ma anche questa molto “reality”. Francesca è stupenda nell’accoglierli e metterli a loro agio. Il resto (la regia e le riprese) un po’ più faticoso. Ma si sa la vita è così.

Ce ne torniamo con i ragazzi della diretta dalla Plaza che l’una è passata da un pezzo, di corsa, per non perdere gli ultimi Metro. La Plaza è ancora un unico immenso fiume umano, attraversato da queste pesantissime portantine con le loro immense statue e i suoni delle bande. Guadagniamo gli alloggi alle due passate, e domani sarà una giornata niente male.

Via Crucis
Il testo della canzone in sottofondo:

Vengo ante ti, vengo ante tus pies,
te quiero conocer, tus palabras escuchar,
mi vida ofreceré, como incienso ante tu altar.

No soy digno Dios, que vengas a mi,
eres lo mejor, tu me haces vivir.
Mi anhelo eres tu, mi hermoso Jesús.

[Y mora en mi, amado mio, mi fiel amigo, mi porción, mi heredad.
Ven hoy aquí y se mi dueño
mi pequeño, mi gran Dios en un pan.]

venerdì 19

Nella mattinata siamo di nuovo al Pabellon de Cristal per l’ultima catechesi. Oggi è il vescovo Alberto Tanasini, di Chiavari, che affronta il tema della testimonianza. I ragazzi arrivano pin piano, alle nove alcuni gruppi sono già lì e prendono posto sul pavimento di cemento dell’enorme padiglione. Una gran parte dopo pochi minuti è già immerso in un sonno profondo: la stanchezza accumulata nei giorni scorsi comincia a essere davvero pesante.La Messa è molto ricca e partecipata. Ormai ci siamo abituati a queste liturgie con oltre tremila giovani, in uno spoglio capannone da fiera, dove risuonano i canti ben preparati dal coro dei giovani di Reggio e i segni di una liturgia curata in tutti i particolari.Alla fine della Messa arrivano i tre ciclisti partiti il 6 agosto. Stanchi, ma son una felicità profonda stampata sul volto. Hanno fatto quasi duemila Km in pochissimi giorni affidandosi in tutto alla provvidenza. Ora sono riusciti a raggiungere i loro amici per le giornate fondamentali di questa esperienza. Stasera ci attende la celebrazione della via crucis, che darà spazio anche al folklore tradizionale. Ma anche questo lo vedrete forse meglio voi da casa che noi da qui. Quello che vediamo noi è la Gmg dal basso, quella più ricca e più autentica.

 

giovedì 18

Ci siamo lasciati ieri quando stavamo partendo per la festa di benvenuto al Papa in Plaza de Cibeles. La piazza e tutti i viali intorno sono letteralmente murati e irraggiungibili. Usciamo dal metro nell’uscita successiva e tentiamo di infilarci.

Ci inseriamo in una via di fuga, mostrando ai poliziotti il pass della stampa e la telecamera di Gabriele. In pochi minuti riusciamo a scivolare fino alla piazza, proprio un attimo prima dell’arrivo del Papa. Siamo in un’area dedicata ai disabili, questo ci facilita molto, ma soprattutto ci offre uno spaccato inedito della massa dei giovani pellegrini. Attorno a noi tutti volontari con disabili, soprattutto spagnoli e francesi. I giovani disabili sono lì da parecchio, ma sopportano il caldo senza lamentarsi, i volontari offrono loro da bere e continuamente spruzzano un po’ d’acqua sulle loro teste. I volti degli uni e degli altri sono eccitati ed entusiasti, e comincio a chiedermi il perché. Personalmente sono contento di essere qui, ma non riesco a condividere questo clima di eccitazione collettiva che, anzi, in alcune espressioni estreme mi dà un po’ fastidio. Sarà per la vecchiaia, ma faccio fatica a riconoscermi nei cori esaltati che scandiscono di continuo “Be-ne-det-to…”. Quando però arriva il Papa non posso restare indifferenze nei confronti dell’entusiasmo pulito e contagioso di quei volti. Mi chiedo cosa rappresenti per loro il Papa. Ecco, credo che in quell’uomo che parla di pace, di giustizia, di amore, di un Regno di Dio dove non c’è più ingiustizia, né sofferenza, sentano la presenza di Qualcuno che viene a salvarli. E quel gesto di attraversare sull’auto tutta quanta la folla, che può apparire banale come fosse il bagno di folla di un vip, ha invece questo significato, di andare incontro all’uomo, ad ogni uomo, ed è per questa forza simbolica che suscita un grande entusiasmo nei semplici. Imparare a guardare con occhi semplici e puri è fondamentale per comprendere la forza di un incontro come questo tra il vecchio pontefice e queste migliaia di giovani da tutto il mondo. Il resto dell’incontro e del discorso lo avete visto, e forse meglio di noi. Il deflusso della folla è terribile ed entusiasmante allo stesso tempo. Migliaia e migliaia di giovani si incrociano in interminabili serpentoni cercando di raggiungere ognuno la propria meta. Bandiere, cori, magliette, colori, (odori… si anche quelli), volti, sorrisi, grida, slogan, striscioni… quello che ci passa sotto gli occhi è un universo inimmaginabile.

 

giovedì 18

Ieri i gruppi dei giovani hanno potuto finalmente conquistare Madrid in tutta libertà, e dopo la catechesi nel pomeriggio hanno esplorato ogni anfratto della metropoli. Quattro giovani scelti la mattina, uno della bassa, uno della montagna, uno della città e uno di Sassuolo, hanno partecipato alla celebrazione del 150esimo dell’Unità d’Italia nella Chiesa di San Juan de la Cruz, presieduta dal cardinal Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Il cardinale ha invitato i giovani a non lasciarsi schiacciare dalla crisi, ma a diventare protagonisti di una nuova fase della storia italiana, dove l’attenzione all’uomo e ai valori del vangelo ritrova il suo ruolo centrale nella società.

Alla sera la festa degli italiani è talmente affollata da risultare irraggiungibile. A Casa Italia, tutti i ragazzi nati nel ’93 viene donata una maglietta rossa la scritta "Italia" in verde e bianco e dietro la schiena un corsivo: "diciotto". La Pastorale Giovanile nazionale ha deciso di dare particolare importanza ai giovani che compiono diciotto anni in questo 150esimo.

La maggior parte dei gruppi riescono a raggiungere gli alloggi ad orari decenti stasera. Ne abbiamo bisogno: i ragazzi stanno sostenendo un ritmo davvero incredibile. I problemi logistici e organizzativi hanno ormai trovato soluzione, in parte per lo sforzo degli organizzatori, ma soprattutto per la capacità di adattamento dei ragazzi che dopo un paio di giorni si muovono nella metropoli come fosse casa loro e sanno agevolmente orientarsi nei problemi e nelle soluzioni. Se no essere giovani cosa significa?

Alle 10 del 18 agosto il Pabellòn de Cristal sembra pieno, eppure continua ad arrivare gente. Dopo un quarto d’ora vorremmo iniziare, ma ancora defluiscono gruppi nuovi: sono i giovani di Civita Castellana, che si “infilano” nella nostra catechesi per ascoltare il loro vescovo, Romano Rossi. Bastano pochi minuti per capire perché: il vescovo parla a braccio, sfida, incalza, riscalda l’assemblea, tanto che le facce stanche e il velo della sonnolenza dilagante si tramutano in curiosità accesa e partecipe. Per 45 minuti il vescovo arringa i giovani sull’autenticità della vita cristiana.

I giovani sono affascinati e rapiti da questo vescovo grande e grosso che non risparmia energie nel affrontarli. Piovono domande a raffica, tanto che dobbiamo, purtroppo interromperle. L’eucarestia che segue è anch’essa vivace e partecipata, e finisce alle 14. I ragazzi partono alla volta della città, per cercare un posto dove mangiare e vedere qualche evento prima della grande festa di benvenuto al Papa che ci porterà tutti in Plaza de Cibeles alle 19.30.

La tv ha parlato di tafferugli e scontri. Alcuni dei ragazzi hanno incontrato questi cortei, ma hanno semplicemente deviato le loro traiettorie. Lo scontro, se c'è stato, è avvenuto tra loro e la polizia, ma si tratta di poche centinaia di facinorosi, attratti dall’importanza mediatica di quest’evento. Nessun pellegrino è stato coinvolto, non temete. Gracias. Adios.

mercoledì 17

Inizia la Gmg, quella vera. Con l’arrivo del nostro pulmino, miracolosamente riportato in vita, i reggiani a Madrid sono al completo. SI aggiungeranno soltanto alcuni che vengono per il Week-end. E subito dopo il nostro arrivo ha inizio la Gmg, arrivata ai giorni decisivi, con la solenne celebrazione di apertura alla Plaza de Cibeles, presieduta dal cardinale di Madrid e concelebrata da centinaia di vescovi e migliaia di sacerdoti.

Noi siamo un po’ in ritardo, tanto per cambiare, con il vantaggio che il Metro è abbastanza libero. Quando spuntiamo in superficie a qualche centinaio di metri dalla Plaza, ci attende uno spettacolo incredibile: un immensa muraglia umana ci preclude ogni visuale, tanto che ci mettiamo un po’ a renderci conto in quale direzione sia il palco con l’altare. Per fortuna ci sono i maxi schermi con i quali è possibile seguire un po’ la celebrazione. Attorno è tutto piena di gente pigiata come delle sardine. Accanto abbiamo dei canadesi, subito dopo dei tedeschi, che si riconoscono da un pittoresco cappellino di paglia con la loro bandiera, dall’altra parte mi pare un immenso gruppo di sudamericani, con i tratti andini, che parlano spagnolo. Gruppi e drappelli tricolore ovunque, in mezzo ad un incredibile e ammassato intreccio di diversità. Eccoci, questa è la GMG. Non si riesce a muoversi in mezzo a tanta folla e si fermiamo appena troviamo uno spazietto che ci permetta di starci. La celebrazione scorre nella sua solennità, ma anche nella sua forza, il cardinale predica in spagnolo, ma con un incedere così semplice e ricco da farsi comprendere bene.

È dedicata al neo beato Giovanni Paolo II, patrono delle Giornate Mondiali della Gioventù, nel lontano 1985. Di lui, il cardinale ricorda soprattutto la grande, immediata, vivace relazione con i giovani; la capacità di entrare in empatia con i loro sogni e le loro storie, le vittorie e le sconfitte.

Finita la liturgia, inizia l’apocalisse della ricerca della cena e del ritorno agli alloggi.

 

  Mercoledì sono iniziati i tre giorni di preparazione scanditi da tre catechesi fatte dai vescovi in lingua. Il primo vescovo a tenere la catechesi è don Luciano Monari, vescovo di Brescia. Non lesina le parole, non risparmia le energie, inizia con la traccia ma poi si abbandona in un vivace discorso a braccio. Insiste sul fatto che la vita è un dono e se uno vede il dono che c’è dentro, allora vede l’esistenza nella sua ricchezza. “Bisogna vedere con occhi nuovi, come gli innamorati, che vedono nella realtà molto di più di quello che appare. Quando Madre Teresa vedeva la gloria di Dio nei volti dei moribondi sui marciapiedi di Calcutta era folle? Si è sbagliata? O era l’unica che riusciva a vedere una verità più profonda dell’apparenza? La fede non è credere che Dio esiste, ma è la risposta dell’uomo all’amore originario di Dio. Dio ha fatto alla storia molte dichiarazioni d’amore, ad esempio, la creazione, il mistero della vita e la presenza di Gesù, l’uomo nuovo che non conosce il male”.

Quattro giovani diciottenni vengono scelti per rappresentare Reggio alla celebrazione del 150 dell’unità d’Italia a San Juan de la Cruz, insieme ad altri mille giovani in rappresentanza di tutti gli italiani.Stasera potrebbe esserci una festa degli italiani, ma non è molto chiaro dove: sapremo domani. Intanto si diffondono voci di uno sciopero dei Metro per venerdì e anche di una chiusura improvvisa e totale della stazione di Atocha (la stazione Centrale del trasporto urbano) a causa del rischio di un attacco terroristico. Ma sono voci da verificare. Normalmente le stazioni vengono chiuse per eccesso di folla: i treni scoppiano di giovani festanti, piccoli cori e cortei in tutta la città in ogni lingua e sotto ogni bandiera. Riesco a recapitare agli alloggi gli ultimi dispersi soltanto dopo l’1,30.

lunedì 15

All’alba i nostri pellegrini abbandonano gli alloggi dopo pochissime ore di sonno e si dirigono verso il Parque de Fontajau, fradicio della pioggia di ieri, ma ancora caldo dell’entusiasmo del concerto dei Borghi Bros. La Messa di saluto è molto solenne. Sono presenti i cinquemila giovani ospiti a Girona, con i loro sacerdoti e i loro vescovi. Presiede il vescovo di Girona, con grande sobrietà ed eleganza, e con la sua accogliente affabilità. Abbiamo avuto più volte prova della semplicità di quest’uomo che fisicamente ricorda un po’ Aldo Fabrizi e ha un sorriso che ispira una simpatia da nonno buono.

Finita la Messa tutti raggiungono i loro pullman, vanno agli alloggi a caricare i bagagli e partono alla volta di Madrid. Rimane a Girona soltanto un piccolo gruppo, perché nei giorni scorsi ci è arrivata una richiesta da parte di Rai1: qualche minuto di collegamento web in diretta con la trasmissione 'A Sua Immagine'. Quando l’ho proposto ai ragazzi, l’entusiasmo ha prevalso sull’imbarazzo e volentieri, un piccolo drappello (quanti ne può trasportare il mio pulmino) ha accettato di lasciare gli amici per rimanere a Girona e raggiungere Madrid più tardi. Anche a Reggio Emilia gli altri 500 pellegrini si sono ritrovati in cattedrale per la celebrazione della messa, ma noi non c’eravamo e lascio il racconto a chi c’era. Li attende un viaggio lunghissimo: 1.800 km!

Andiamo al centro pastorale di San Joseph, dove Gabriele ha già predisposto il collegamento con i tecnici della Rai. L’attesa dura un po’ e la stanchezza vince l’agitazione, tanto che qualcuno tenta di schiacciare un pisolino. Arrivano i Borghi Bros per salutarci prima di riprendere la via del ritorno verso Sassuolo (loro si sono sciroppati duemila km in due giorni – ma quanto vale essere qui?). La diretta è un po’ strana, nel senso che noi non vediamo assolutamente nulla, e soltanto due sentono qualcosa di quello che sta andando in onda con l’auricolare del telefonino. La diretta dura molto più del previsto, ci tengono in contatto fino alla fine della trasmissione. Una bella esperienza.

Appena finito, ci arriva la comunicazione che sono cambiati gli ordini per i pullman (ormai già in viaggio da due ore). Non c’è più un unico ritrovo per l’accoglienza, ma ognuno deve raggiungere il proprio alloggio direttamente con il pullman. Questo significa avvisare tutti i capigruppo e fornire loro l’indirizzo esatto. Partiamo per Madrid con il pulmino bello stipato e la Lucia e la Lalla nel sedile davanti con il cruscotto trasformato in un improvvisato ufficio. Mentre guadagniamo l’autostrada iniziamo il paziente lavoro per avvisare tutti. Arriveranno prima di noi… Verso le 14.30 ci fermiamo a mangiare un panino (ormai siamo in sintonia con gli orari spagnoli, solo la sveglia è sempre all’alba!). E poi si riparte, sia con il viaggio che con le indicazioni: questi devono andare lì, in calle tal dei tali, quegli altri là nel pabellòn del Polideportivo…

Ad un certo punto sento il pulmino che non accelera più. Siamo in discesa, e quindi si sente appena, ma mi pare che non riprenda affatto, mi appare un’uscita sulla destra e la inforco prontamente. Almeno, se restiamo a piedi non in autopista. Usciamo e siamo in un piccolo villaggio industriale. I capannoni sono tutti chiusi, tutto è deserto e silenzioso, oggi è ferragosto. Cerchiamo aiuto mentre tentiamo di capire di che si tratta. Il pulmino si accende, ma non ha potenza, regge appena la prima. Dopo un quarto d’ora, passa un carro attrezzi vuoto, torna da un servizio. Ci mettiamo ad gridare e si ferma. Guarda l’auto, spara una sentenza di morte al giovane motore (ha appena 7 mesi!) e si dice disponibile a trasportarla alla prima officina autorizzata, che naturalmente è chiusa. Domattina vedremo il da farsi.

Il resto dell’avventura che è tutto un susseguirsi di sorprese provvidenziali in un mare di sfortuna lo lascio al racconto dei ragazzi (che anche qui hanno dimostrato di saper accettare ogni inconveniente con paziente creatività). Sta di fatto che il pulmino lo recuperiamo al mattino alle 11 e ripartiamo per Madrid dove arriviamo verso le 17. Nel frattempo i pullman iniziano ad arrivare, dopo un viaggio scorrevole, ma pur sempre impegnativo, e i nostri pellegrini, già stanchi e provati si sono trovati davanti un poco di impreparazione: in alcuni alloggi non c’era posto, in altri erano finiti i gruppi sbagliati. Da una parte non ci sono i pass, dall’altra le docce non bastano. Un pullman vaga senza sapere dove andare, un altro scarica tutti in un posto e una parte devono poi raggiungere l’alloggio a piedi con i bagagli…

Il mio telefono diventa rovente, anche se sono a 500 km di distanza e la mia capacità di risolvere i problemi è davvero limitata. Cerco di invitare gli animi alla calma (per me è facile) e dopo la prima concitazione prevale quella calma riflessiva che permette di trovare soluzione ad ogni problema. Certo, lo spirito di adattamento dei ragazzi è esemplare. La notte porta consiglio e avevamo tutti bisogno di riposo. Oggi, martedì. Il primo appuntamento è la messa di apertura in Plaza de Cibeles e la giornata scorre tranquilla, tra riposo e visita alla città. Il grosso dei problemi organizzativi sembra risolto. Non resta che iniziare a godersi la Gmg".

 
domenica 14

Alla mattina celebriamo nelle comunità di accoglienza, con tutti gli altri gruppi linguistici ospiti nelle parrocchie. Messa internazionale, quindi (anche se dominano sempre gli italiani), con le chiese gremite di giovani come qui non le avevano mai viste.

Nel pomeriggio una parte del gruppo (meno di un migliaio) prende i pullman per diversi itinerari e l’altra parte visita la cattedrale e le proposte in città. Il giro delle mura preparato dalla Pastorale Giovanile di Reggio rimane il percorso più importante e decisivo. Una immersione dentro racconti di vita che vengono non solo ascoltati, ma assorbiti lungo il lento cammino panoramico attraverso visioni, ascolto, letture, spiegazioni, testimonianze e diverse attività. La conclusione è nel parco dei tedeschi con un momento di riflessione personale silenziosa. Un percorso impegnativo ma apprezzatissimo dai ragazzi, segno che quando trovano della sostanza sanno andare in profondità.

La sera veglia in cattedrale, con preghiera canti e testimonianze. Il vescovo Bruno Forte prende il microfono un paio di minuti e sono sufficienti a dare un tono di entusiasmo alla veglia. Nel frattempo è piovuto abbastanza nel pomeriggio, facendo temere di saltare il concerto dei Borghi Bros, in programma nel parco dopo la veglia. Alle 20.30 smette di piovere e decidiamo di farlo. I BB sono venuti apposta da Reggio, con un viaggio tiratissimo. Avvisiamo il responsabile del service che dice che non ci sono problemi. In realtà, i fonici arrivano tardissimo (5 minuti alle 23) e la pioggia ha compromesso l’impianto. Per farlo funzionare ci vogliono circa tre quarti d’ora.

I primi ragazzi hanno cominciato ad arrivare alle dieci, si assiepano sotto al palco e quando viene buio (siamo in un parco senza luci e il generatore del service è spento) cominciano a cantare. Mentre tento inutilmente di chiamare il service, eccoli, che cantano e ballano a squarciagola al buio. Sono davvero incredibili. Mi avvicino e vedo che al centro della folla ci sono Alessio e Carlo Alberto (i Broghi) che suonano con una normale chitarra e guidano i canti. Anche loro sono incredibili! Che energia in questo parco buio e solitario. Quando finalmente si inizia il concerto l’energia esplode in tutto il suo fragore. Peccato soltanto che non c’è tempo per fare tutta la scaletta. I ragazzi domattina devono essere qui per la Messa alle 8 e alcuni hanno più di un’ora di cammino.

sabato 13

Alle 17 di sabato il gruppo dei tre ciclisti di San Prospero Strinati è arrivato davanti alla cattedrale medievale di Girona, suscitando curiosità ed ammirazione. Durante il loro viaggio non sono mancate disavventure ed imprevisti, gomme bucate e notti passate all’adiaccio, ma nelle difficoltà il gruppo ha sempre trovato qualcuno pronto a dare una mano: in Liguria alcuni frati hanno offerto loro una cena in un ristorante vicino al monastero; in Francia un pick up di passaggio ha caricato per un centinaio di chilometri uno dei tre, giunto allo stremo delle forze. Lavati, rifocillati e riposati a dovere, i tre si sono aggregati al resto dei pellegrini reggiani. Il loro viaggio riprenderà poi alla volta di Madrid, dove arriveranno appena in tempo per la due giorni conclusiva con il Papa.

Sabato mattina i 1750 reggiani sbarcati a Girona si sono trasferiti a Barcellona per partecipare alla celebrazione congiunta di tutte le diocesi ospitate in Catalunia. L’appuntamento ha richiamato nella suggestiva cornice del Forum nautico oltre 30mila giovani, di svariate nazionalità. A celebrare la messa è stato Monsignor Lluìs Martinez Sistach, Cardinale-Arcivescovo di Barcellona, accompagnato dai vescovi rappresentanti delle Diocesi ospitate. Per gli Italiani, insieme al vicario di Reggio Lorenzo Ghizzoni erano presenti il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe e l’arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte.

Nel commentare il Vangelo, riguardante il miracolo delle nozze di Cana, monsignor Sistach ha posto come esempio ai ragazzi l’atteggiamento di umiltà di Maria, sempre in ascolto delle esigenze altrui e sempre pronta a chiedere un aiuto a Cristo.

In questi giorni la Diocesi di Barcellona ha aperto le porte a circa 11.500 giovani, accolti nelle parrocchie ma anche in molte famiglie, provenienti da diverse parti del mondo: Francia, Italia, Germania, Guatemala, Stati Uniti, Australia, Repubblica del Congo, Canada, Messico, Panama, Belize, Uganda, Indonesia, Malesia, Burundi, Camerun, Zambia, Ucraina, Polonia, ecc...

Nel pomeriggio di sabato visita gratuita, per tutti i pellegrini, ai luoghi simbolo della città: la Sagrada Famiglia, Santa Maria del Mar, la Cattedrale, ecc... In serata, prima di fare rientro a Girona, i reggiani hanno fatto ritorno al Forum insieme al resto dei giovani di tutto il mondo per assistere al concerto dei Gen Rosso, gruppo musicale internazionale (con sede in Italia) attivo nell’ambito della musica religiosa-contemporanea.

sabato 13

La giornata di sabato è stata dedicata interamente alla bellissima capitale della Catalunya, Barcelona. Lì si sono incontrati tutti i pellegrini ospiti nei gemellaggi con le diocesi della regione. Ci siamo incontrati nelle avveniristiche strutture del Fòrum che già in sé sono un assaggio dell’ardimento edilizio di questa città che merita il titolo di capitale dell’architettura.

Alle 10 inizia la Santa Messa, presieduta dall’arcivescovo di Barcelona, Card. Lluis Martinez e concelebrata da decine di vescovi e centinaia di sacerdoti. La piazza del Fòrum, assolata e gremita di giovani, era un oceano di colori e di voci che si stagliavano sull’orizzonte azzurro del mare. I cori dei diversi gruppi da tutto il mondo si rincorrevano rimpallandosi un entusiasmo esplosivo.

La celebrazione è stata sobria e ricca. Il vangelo delle nozze di Cana, dove Gesù trasforma l’acqua in vino, ha dato spunto al Cardinale per una profonda omelia (in diverse lingue) dove ha invitato i giovani a far come Maria che si mette in ascolto delle esigenze degli altri e dei bisogni che la situazione le pone dinanzi. Così anche questi giovani possono trasformare l’acqua di questa società insapore, nel vino nuovo dell’amore evangelico.

A vedersi sono uno spettacolo, questi giovani multilingue e multicolore che cantano e ballano e non se ne vanno nemmeno quando la Messa è finita ormai da un bel po’ perché hanno voglia di incontrarsi, fotografarsi, scambiare oggetti e sorrisi. L’enorme piazzale è un brulichio di entusiasmo che non vuole spegnersi, nemmeno quando il calore diventa insopportabile. Una piccola fontanella che regala acqua troppo tiepida e poco pura, è presa d’assalto per placare la sete e anche per giocare a bagnarsi.

Pian piano la folla sfila dirigendosi verso la città, alla ricerca di un luogo ombreggiato dove consumare il pasto (nel capitolo “disagi” non abbiamo ancora raccontato del cibo che ci viene propinato, ma lo faremo appena possibile). E poi via alla conquista della città di Gaudì. La Sagrada Familia oggi sarà presa d’assalto da migliaia di giovani che a turno ne potranno ammirare anche l’interno ormai completato.

Il ritrovo serale è di nuovo al Fòrum alle 20 per il concerto del Gen Rosso. Era un po’ che non si sentiva parlare di loro, almeno dalle nostre parti. Negli anni novanta, la band nata dall’esperienza spirituale di Chiara Lubich e dei focolari, si è esibita più volte a Palazzetto di Reggio e a Sassuolo strappando dei pienoni memorabili. Non vediamo l’ora di risentirli.

A proposito di concerti. Stasera (sabato) i Borghi Bros sono in Concerto a Bedonia, sulle montagne parmensi. A mezzanotte, finita l’esibizione, smontano gli strumenti e salgono su un pulmino che li porterà a Girona per il concerto che faranno qui domani sera. Mille km in una notte per venire a trovarci e rafforzare un rapporto di amicizia con questi giovani sassolesi che hanno energia da vendere e sanno regalarla attraverso la loro musica".

giovedì 11

Giovedì mattina alle 5 oltre 1700 giovani reggiani sono partiti dallo stadio Giglio alla volta di Girona (Spagna) accompagnati dall'Ausiliare Lorenzo Ghizzoni, dal direttore della Pastorale Giovanile don Giordano Goccini e da un'altra quarantina di sacerdoti e cinque diaconi. Il Vescovo, Mons. Adriano Caprioli, ha portato il suo saluto e la sua benedizione ai ragazzi.

Un po’ di difficoltà nel piazzale dello Stadio Giglio per radunare tutti i ragazzi e indirizzarli verso i pullman in un coacervo di gente, automobili, valigie. Alle 5.40 sono tutti partiti. Nel piazzale restano solo una manciata di genitori con lo sguardo malinconico mentre le prime luci dell’alba annunciano una giornata radiosa.

Il viaggio scorre abbastanza liscio. Qualche piccolo rallentamento dopo Marsiglia, ma niente che impedisca ai nostri pellegrini di giungere a Girona prima dell’imbrunire. Mille km, belli stipati, lasciano un certo velo di stanchezza sul volto dei viaggiatori, ma basta la sensazione di essere arrivati alla meta per vedere nuovi sorrisi risplendere.

L’arrivo agli alloggi è un po’ più problematico. La polizia locale ferma i pullman, sale un volontario, e accompagna i ragazzi ai tredici luoghi di accoglienza. Alcuni sono distanti diversi km dal centro e nei prossimi giorni non potremo utilizzare i pullman. Sono ore di cammino a piede per andare e venire. Pazienza.

Al parco tecnologico dell’Università non ci sono docce. I ragazzi di Sassuolo alloggiati lì sono quasi trecento. Hanno pochi bagni chimici e sei docce all’esterno. Imploriamo per avere almeno qualche tubo che porti acqua nel giardino e potersi lavare un po’. Dicono che provvederanno. Speriamo.

Nel frattempo chiamano quelli ospitati alla Sagrada Familia (non quella di Gaudì, evidentemente!). Ci precipitiamo appena possibile. Il vecchio Istituto è tutto un cantiere, con i muri scrostati e gli attrezzi dei muratori. Le ragazze sono ammassate in due stanzoni. I ragazzi fuori sotto quello che un tempo poteva essere un portico. Le docce (fredde), nel cortile dietro, al buio. Cerchiamo di ottenere almeno le luci. Domani, quando arrivano i muratori. Forse.

L’essere in tanti ha portato a stipare tutti gli spazi disponibili in città. Le strutture sono veramente al limite (o un poco sotto il limite) e i tempi sono strettissimi. I ragazzi lasciano gli alloggi alle 7 del mattino (che in Spagna corrisponde all’alba) e li ritrovano alle 11 di sera. Turni in bagno, turni alle docce, turni per la distribuzione del cibo, turni per entrare, turni per uscire…

Eppure a vederli questi ragazzi sembrano tutt’altro che schiacciati dai disagi. Cantano, ballano, suonano, scherzano, gridano, sfilano, mostrano i loro colori e i loro sorrisi. Entusiasmano i turisti che li osservano curiosi chiedendosi che succede. L’entusiasmo e l’energia di questi giorni travolgono anche i disagi che, in qualsiasi altra situazione o contesto ci avrebbero fatto indignare e arrabbiare. Qui lavarsi, pettinarsi, vestirsi bene non importa più, non vale più di qualche minuto. Qui conta mettersi in gioco, incontrare i volti e le storie degli altri, forse per scoprire il proprio.

Stamattina la sveglia è suonata presto, alle 6,30 per i più, qualcuno addirittura alle 6. In Spagna fa ancora buio. Una corsa contro il tempo per assicurarsi pochi secondi in bagno. Una sciacquata e via. Uno specchio in cui pettinarsi è un lusso di poche ragazze particolarmente previdenti. Colazione e di corsa nelle parrocchie per una piccola preghiera di accoglienza.

Finita la preghiera di nuovo di corsa alla Chiesa di S. Feliu dove celebrano tutti i reggiani con il Vescovo Ausiliare Lorenzo Ghizzoni. I primi arrivano alle 9.30. Gli ultimi quasi un’ora dopo. Hanno camminato per più di un’ora. Entrano nella basilica che ormai è un’unica impenetrabile calca umana. C’è un grande calore, biologico e morale. La celebrazione è ricca di canti e di segni. Il Vescovo Lorenzo, ricordando la grande assemblea di Sichem (una specie di GMG ante litteram, solo che lì Giosuè aveva convocato gli anziani e non i giovani), esorta i giovani a non temere di spendere energie e fatiche per seguire Gesù. Ne vale la pena. “Questa antichissima Basilica, e questa Chiesa che affonda le radici nei primi secoli del cristianesimo, ci ricordano che non abbiamo fatto tutto noi, che dobbiamo volgere lo sguardo a coloro che ci hanno preceduto. Raccogliamo i frutti di una terra che noi non abbiamo seminato. Noi siamo il risultato di una lunga storia fecondata dallo Spirito Santo”.

Il vescovo di Girona, Francisco, ci saluta con calore alla fine della celebrazione. Lo ritroveremo, insieme al sindaco e alle autorità cittadine nel saluto ufficiale all’interno del bellissimo Chiostro della Cattedrale. Mentre piccole delegazioni si occupano dei saluti ufficiali i ragazzi invadono la città con il loro entusiasmo.

Nel pomeriggio, alcuni gruppi fanno diversi itinerari nei paesi circostanti. Altri si dedicano alla visita della Città, dove i giovani locali hanno preparato punti di incontro, riflessione, preghiera e cultura. Momento culminante è il percorso delle mura della città, dove vengono presentate alcune storie di personaggi interessanti. L’immagine, un po’ provocatoria è quella delle rughe del volto. Anziché essere segno di decadenza e disfacimento del corpo che abbandona gli albori della giovinezza, le rughe del volto raccontano una storia fatta di fatica e impegno; il lungo percorso che ci ha portati a essere ciò che siamo diventati. I giovani non hanno rughe, perché una storia non ce l’hanno ancora, ma gli adulti perché fanno tanti sforzi per cancellarle? Non sarà che la nostra società ci propone i valori a rovescio?

In serata arriva una telefonata: “siamo arrivati!”. Sono i tre ciclisti partiti sabato da san Prospero Strinati. In pochi giorni si sono sbafati in un boccone oltre mille km. Sono piuttosto stanchi, sporchi e affamati. Ma nei loro volti stanchi e imbrattati, si intravede la luce di una gioia profonda e inattaccabile. Li incontriamo davanti alla Cattedrale. Quando i pellegrini di altri paesi capiscono chi sono, le ragazze chiedono di fare la foto con loro. Fortuna che nelle foto l’odore non si sente. La gioia invece sì".

 



L'annuncio




Hasta la Gmg e vamos a Madrid anche attraverso il sito internet ufficiale italiano della Giornata mondiale della gioventù.
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4635 giorni


«I look forward to see you again in three year's time.
World Youth Day 2011 will take place in Madrid, Spain»

«Arraigados y edificados en Cristo, firmes en la fe»
«Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede»


Il messaggio del Papa


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Cari amici,

ripenso spesso alla Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney del 2008. Là abbiamo vissuto una grande festa della fede, durante la quale lo Spirito di Dio ha agito con forza, creando un'intensa comunione tra i partecipanti, venuti da ogni parte del mondo. Quel raduno, come i precedenti, ha portato frutti abbondanti nella vita di numerosi giovani e della Chiesa intera. Ora, il nostro sguardo si rivolge alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che avrà luogo a Madrid nell'agosto 2011. Già nel 1989, qualche mese prima della storica caduta del Muro di Berlino, il pellegrinaggio dei giovani fece tappa in Spagna, a Santiago de Compostela. Adesso, in un momento in cui l'Europa ha grande bisogno di ritrovare le sue radici cristiane, ci siamo dati appuntamento a Madrid, con il tema: "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede" (cfr Col 2,7). Vi invito pertanto a questo evento così importante per la Chiesa in Europa e per la Chiesa universale. E vorrei che tutti i giovani, sia coloro che condividono la nostra fede in Gesù Cristo, sia quanti esitano, sono dubbiosi o non credono in Lui, potessero vivere questa esperienza, che può essere decisiva per la vita: l'esperienza del Signore Gesù risorto e vivo e del suo amore per ciascuno di noi.

1. Alle sorgenti delle vostre più grandi aspirazioni

In ogni epoca, anche ai nostri giorni, numerosi giovani sentono il profondo desiderio che le relazioni tra le persone siano vissute nella verità e nella solidarietà. Molti manifestano l'aspirazione a costruire rapporti autentici di amicizia, a conoscere il vero amore, a fondare una famiglia unita, a raggiungere una stabilità personale e una reale sicurezza, che possano garantire un futuro sereno e felice. Certamente, ricordando la mia giovinezza, so che stabilità e sicurezza non sono le questioni che occupano di più la mente dei giovani. Sì, la domanda del posto di lavoro e con ciò quella di avere un terreno sicuro sotto i piedi è un problema grande e pressante, ma allo stesso tempo la gioventù rimane comunque l'età in cui si è alla ricerca della vita più grande. Se penso ai miei anni di allora: semplicemente non volevamo perderci nella normalità della vita borghese. Volevamo ciò che è grande, nuovo. Volevamo trovare la vita stessa nella sua vastità e bellezza. Certamente, ciò dipendeva anche dalla nostra situazione. Durante la dittatura nazionalsocialista e nella guerra noi siamo stati, per così dire, "rinchiusi" dal potere dominante. Quindi, volevamo uscire all'aperto per entrare nell'ampiezza delle possibilità dell'essere uomo. Ma credo che, in un certo senso, questo impulso di andare oltre all'abituale ci sia in ogni generazione. È parte dell'essere giovane desiderare qualcosa di più della quotidianità regolare di un impiego sicuro e sentire l'anelito per ciò che è realmente grande. Si tratta solo di un sogno vuoto che svanisce quando si diventa adulti? No, l'uomo è veramente creato per ciò che è grande, per l'infinito. Qualsiasi altra cosa è insufficiente. Sant'Agostino aveva ragione: il nostro cuore è inquieto sino a quando non riposa in Te. Il desiderio della vita più grande è un segno del fatto che ci ha creati Lui, che portiamo la sua "impronta". Dio è vita, e per questo ogni creatura tende alla vita; in modo unico e speciale la persona umana, fatta ad immagine di Dio, aspira all'amore, alla gioia e alla pace. Allora comprendiamo che è un controsenso pretendere di eliminare Dio per far vivere l'uomo! Dio è la sorgente della vita; eliminarlo equivale a separarsi da questa fonte e, inevitabilmente, privarsi della pienezza e della gioia: "la creatura, infatti, senza il Creatore svanisce" (Con. Ecum. Vat. II, Cost. Gaudium et spes, 36). La cultura attuale, in alcune aree del mondo, soprattutto in Occidente, tende ad escludere Dio, o a considerare la fede come un fatto privato, senza alcuna rilevanza nella vita sociale. Mentre l'insieme dei valori che sono alla base della società proviene dal Vangelo - come il senso della dignità della persona, della solidarietà, del lavoro e della famiglia -, si constata una sorta di "eclissi di Dio", una certa amnesia, se non un vero rifiuto del Cristianesimo e una negazione del tesoro della fede ricevuta, col rischio di perdere la propria identità profonda.

Per questo motivo, cari amici, vi invito a intensificare il vostro cammino di fede in Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo. Voi siete il futuro della società e della Chiesa! Come scriveva l'apostolo Paolo ai cristiani della città di Colossi, è vitale avere delle radici, delle basi solide! E questo è particolarmente vero oggi, quando molti non hanno punti di riferimento stabili per costruire la loro vita, diventando così profondamente insicuri. Il relativismo diffuso, secondo il quale tutto si equivale e non esiste alcuna verità, né alcun punto di riferimento assoluto, non genera la vera libertà, ma instabilità, smarrimento, conformismo alle mode del momento. Voi giovani avete il diritto di ricevere dalle generazioni che vi precedono punti fermi per fare le vostre scelte e costruire la vostra vita, come una giovane pianta ha bisogno di un solido sostegno finché crescono le radici, per diventare, poi, un albero robusto, capace di portare frutto.

2. Radicati e fondati in Cristo

Per mettere in luce l'importanza della fede nella vita dei credenti, vorrei soffermarmi su ciascuno dei tre termini che san Paolo utilizza in questa sua espressione: "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede" (cfr Col 2,7). Vi possiamo scorgere tre immagini: "radicato" evoca l'albero e le radici che lo alimentano; "fondato" si riferisce alla costruzione di una casa; "saldo" rimanda alla crescita della forza fisica o morale. Si tratta di immagini molto eloquenti. Prima di commentarle, va notato semplicemente che nel testo originale i tre termini, dal punto di vista grammaticale, sono dei passivi: ciò significa che è Cristo stesso che prende l'iniziativa di radicare, fondare e rendere saldi i credenti.

La prima immagine è quella dell'albero, fermamente piantato al suolo tramite le radici, che lo rendono stabile e lo alimentano. Senza radici, sarebbe trascinato via dal vento, e morirebbe. Quali sono le nostre radici? Naturalmente i genitori, la famiglia e la cultura del nostro Paese, che sono una componente molto importante della nostra identità. La Bibbia ne svela un'altra. Il profeta Geremia scrive: "Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. È come un albero piantato lungo un corso d'acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell'anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti" (Ger 17,7-8). Stendere le radici, per il profeta, significa riporre la propria fiducia in Dio. Da Lui attingiamo la nostra vita; senza di Lui non potremmo vivere veramente. "Dio ci ha donato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio" (1 Gv 5,11). Gesù stesso si presenta come nostra vita (cfr Gv 14,6). Perciò la fede cristiana non è solo credere a delle verità, ma è anzitutto una relazione personale con Gesù Cristo, è l'incontro con il Figlio di Dio, che dà a tutta l'esistenza un dinamismo nuovo. Quando entriamo in rapporto personale con Lui, Cristo ci rivela la nostra identità, e, nella sua amicizia, la vita cresce e si realizza in pienezza. C'è un momento, da giovani, in cui ognuno di noi si domanda: che senso ha la mia vita, quale scopo, quale direzione dovrei darle? E' una fase fondamentale, che può turbare l'animo, a volte anche a lungo. Si pensa al tipo di lavoro da intraprendere, a quali relazioni sociali stabilire, a quali affetti sviluppare... In questo contesto, ripenso alla mia giovinezza. In qualche modo ho avuto ben presto la consapevolezza che il Signore mi voleva sacerdote. Ma poi, dopo la Guerra, quando in seminario e all'università ero in cammino verso questa meta, ho dovuto riconquistare questa certezza. Ho dovuto chiedermi: è questa veramente la mia strada? È veramente questa la volontà del Signore per me? Sarò capace di rimanere fedele a Lui e di essere totalmente disponibile per Lui, al Suo servizio? Una tale decisione deve anche essere sofferta. Non può essere diversamente. Ma poi è sorta la certezza: è bene così! Sì, il Signore mi vuole, pertanto mi darà anche la forza. Nell'ascoltarLo, nell'andare insieme con Lui divento veramente me stesso. Non conta la realizzazione dei miei propri desideri, ma la Sua volontà. Così la vita diventa autentica.

Come le radici dell'albero lo tengono saldamente piantato nel terreno, così le fondamenta danno alla casa una stabilità duratura. Mediante la fede, noi siamo fondati in Cristo (cfr Col 2,7), come una casa è costruita sulle fondamenta. Nella storia sacra abbiamo numerosi esempi di santi che hanno edificato la loro vita sulla Parola di Dio. Il primo è Abramo. Il nostro padre nella fede obbedì a Dio che gli chiedeva di lasciare la casa paterna per incamminarsi verso un Paese sconosciuto. "Abramo credette a Dio e gli fu accreditato come giustizia, ed egli fu chiamato amico di Dio" (Gc 2,23). Essere fondati in Cristo significa rispondere concretamente alla chiamata di Dio, fidandosi di Lui e mettendo in pratica la sua Parola. Gesù stesso ammonisce i suoi discepoli: "Perché mi invocate: "Signore, Signore!" e non fate quello che dico?" (Lc 6,46). E, ricorrendo all'immagine della costruzione della casa, aggiunge: "Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica... è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene" (Lc 6,47-48).

Cari amici, costruite la vostra casa sulla roccia, come l'uomo che "ha scavato molto profondo". Cercate anche voi, tutti i giorni, di seguire la Parola di Cristo. Sentitelo come il vero Amico con cui condividere il cammino della vostra vita. Con Lui accanto sarete capaci di affrontare con coraggio e speranza le difficoltà, i problemi, anche le delusioni e le sconfitte. Vi vengono presentate continuamente proposte più facili, ma voi stessi vi accorgete che si rivelano ingannevoli, non vi danno serenità e gioia. Solo la Parola di Dio ci indica la via autentica, solo la fede che ci è stata trasmessa è la luce che illumina il cammino. Accogliete con gratitudine questo dono spirituale che avete ricevuto dalle vostre famiglie e impegnatevi a rispondere con responsabilità alla chiamata di Dio, diventando adulti nella fede. Non credete a coloro che vi dicono che non avete bisogno degli altri per costruire la vostra vita! Appoggiatevi, invece, alla fede dei vostri cari, alla fede della Chiesa, e ringraziate il Signore di averla ricevuta e di averla fatta vostra!

3. Saldi nella fede

Siate "radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede" (cfr Col 2,7). La Lettera da cui è tratto questo invito, è stata scritta da san Paolo per rispondere a un bisogno preciso dei cristiani della città di Colossi. Quella comunità, infatti, era minacciata dall'influsso di certe tendenze culturali dell'epoca, che distoglievano i fedeli dal Vangelo. Il nostro contesto culturale, cari giovani, ha numerose analogie con quello dei Colossesi di allora. Infatti, c'è una forte corrente di pensiero laicista che vuole emarginare Dio dalla vita delle persone e della società, prospettando e tentando di creare un "paradiso" senza di Lui. Ma l'esperienza insegna che il mondo senza Dio diventa un "inferno": prevalgono gli egoismi, le divisioni nelle famiglie, l'odio tra le persone e tra i popoli, la mancanza di amore, di gioia e di speranza. Al contrario, là dove le persone e i popoli accolgono la presenza di Dio, lo adorano nella verità e ascoltano la sua voce, si costruisce concretamente la civiltà dell'amore, in cui ciascuno viene rispettato nella sua dignità, cresce la comunione, con i frutti che essa porta. Vi sono però dei cristiani che si lasciano sedurre dal modo di pensare laicista, oppure sono attratti da correnti religiose che allontanano dalla fede in Gesù Cristo. Altri, senza aderire a questi richiami, hanno semplicemente lasciato raffreddare la loro fede, con inevitabili conseguenze negative sul piano morale.

Ai fratelli contagiati da idee estranee al Vangelo, l'apostolo Paolo ricorda la potenza di Cristo morto e risorto. Questo mistero è il fondamento della nostra vita, il centro della fede cristiana. Tutte le filosofie che lo ignorano, considerandolo "stoltezza" (1 Cor 1,23), mostrano i loro limiti davanti alle grandi domande che abitano il cuore dell'uomo. Per questo anch'io, come Successore dell'apostolo Pietro, desidero confermarvi nella fede (cfr Lc 22,32). Noi crediamo fermamente che Gesù Cristo si è offerto sulla Croce per donarci il suo amore; nella sua passione, ha portato le nostre sofferenze, ha preso su di sé i nostri peccati, ci ha ottenuto il perdono e ci ha riconciliati con Dio Padre, aprendoci la via della vita eterna. In questo modo siamo stati liberati da ciò che più intralcia la nostra vita: la schiavitù del peccato, e possiamo amare tutti, persino i nemici, e condividere questo amore con i fratelli più poveri e in difficoltà.

Cari amici, spesso la Croce ci fa paura, perché sembra essere la negazione della vita. In realtà, è il contrario! Essa è il "sì" di Dio all'uomo, l'espressione massima del suo amore e la sorgente da cui sgorga la vita eterna. Infatti, dal cuore di Gesù aperto sulla croce è sgorgata questa vita divina, sempre disponibile per chi accetta di alzare gli occhi verso il Crocifisso. Dunque, non posso che invitarvi ad accogliere la Croce di Gesù, segno dell'amore di Dio, come fonte di vita nuova. Al di fuori di Cristo morto e risorto, non vi è salvezza! Lui solo può liberare il mondo dal male e far crescere il Regno di giustizia, di pace e di amore al quale tutti aspiriamo.

4. Credere in Gesù Cristo senza vederlo

Nel Vangelo ci viene descritta l'esperienza di fede dell'apostolo Tommaso nell'accogliere il mistero della Croce e Risurrezione di Cristo. Tommaso fa parte dei Dodici apostoli; ha seguito Gesù; è testimone diretto delle sue guarigioni, dei miracoli; ha ascoltato le sue parole; ha vissuto lo smarrimento davanti alla sua morte. La sera di Pasqua il Signore appare ai discepoli, ma Tommaso non è presente, e quando gli viene riferito che Gesù è vivo e si è mostrato, dichiara: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo" (Gv 20,25).

Noi pure vorremmo poter vedere Gesù, poter parlare con Lui, sentire ancora più fortemente la sua presenza. Oggi per molti, l'accesso a Gesù si è fatto difficile. Circolano così tante immagini di Gesù che si spacciano per scientifiche e Gli tolgono la sua grandezza, la singolarità della Sua persona. Pertanto, durante lunghi anni di studio e meditazione, maturò in me il pensiero di trasmettere un po' del mio personale incontro con Gesù in un libro: quasi per aiutare a vedere, udire, toccare il Signore, nel quale Dio ci è venuto incontro per farsi conoscere. Gesù stesso, infatti, apparendo nuovamente dopo otto giorni ai discepoli, dice a Tommaso: "Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!" (Gv 20,27). Anche a noi è possibile avere un contatto sensibile con Gesù, mettere, per così dire, la mano sui segni della sua Passione, i segni del suo amore: nei Sacramenti Egli si fa particolarmente vicino a noi, si dona a noi. Cari giovani, imparate a "vedere", a "incontrare" Gesù nell'Eucaristia, dove è presente e vicino fino a farsi cibo per il nostro cammino; nel Sacramento della Penitenza, in cui il Signore manifesta la sua misericordia nell'offrirci sempre il suo perdono. Riconoscete e servite Gesù anche nei poveri, nei malati, nei fratelli che sono in difficoltà e hanno bisogno di aiuto.

Aprite e coltivate un dialogo personale con Gesù Cristo, nella fede. Conoscetelo mediante la lettura dei Vangeli e del Catechismo della Chiesa Cattolica; entrate in colloquio con Lui nella preghiera, dategli la vostra fiducia: non la tradirà mai! "La fede è innanzitutto un'adesione personale dell'uomo a Dio; al tempo stesso ed inseparabilmente, è l'assenso libero a tutta la verità che Dio ha rivelato" (Catechismo della Chiesa Cattolica, 150). Così potrete acquisire una fede matura, solida, che non sarà fondata unicamente su un sentimento religioso o su un vago ricordo del catechismo della vostra infanzia. Potrete conoscere Dio e vivere autenticamente di Lui, come l'apostolo Tommaso, quando manifesta con forza la sua fede in Gesù: "Mio Signore e mio Dio!".

5. Sorretti dalla fede della Chiesa, per essere testimoni

In quel momento Gesù esclama: "Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!" (Gv 20,29). Egli pensa al cammino della Chiesa, fondata sulla fede dei testimoni oculari: gli Apostoli. Comprendiamo allora che la nostra fede personale in Cristo, nata dal dialogo con Lui, è legata alla fede della Chiesa: non siamo credenti isolati, ma, mediante il Battesimo, siamo membri di questa grande famiglia, ed è la fede professata dalla Chiesa che dona sicurezza alla nostra fede personale. Il Credo che proclamiamo nella Messa domenicale ci protegge proprio dal pericolo di credere in un Dio che non è quello che Gesù ci ha rivelato: "Ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri" (Catechismo della Chiesa Cattolica, 166). Ringraziamo sempre il Signore per il dono della Chiesa; essa ci fa progredire con sicurezza nella fede, che ci dà la vera vita (cfr Gv 20,31).

Nella storia della Chiesa, i santi e i martiri hanno attinto dalla Croce gloriosa di Cristo la forza per essere fedeli a Dio fino al dono di se stessi; nella fede hanno trovato la forza per vincere le proprie debolezze e superare ogni avversità. Infatti, come dice l'apostolo Giovanni, "chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?" (1 Gv 5,5). E la vittoria che nasce dalla fede è quella dell'amore. Quanti cristiani sono stati e sono una testimonianza vivente della forza della fede che si esprime nella carità: sono stati artigiani di pace, promotori di giustizia, animatori di un mondo più umano, un mondo secondo Dio; si sono impegnati nei vari ambiti della vita sociale, con competenza e professionalità, contribuendo efficacemente al bene di tutti. La carità che scaturisce dalla fede li ha condotti ad una testimonianza molto concreta, negli atti e nelle parole: Cristo non è un bene solo per noi stessi, è il bene più prezioso che abbiamo da condividere con gli altri. Nell'era della globalizzazione, siate testimoni della speranza cristiana nel mondo intero: sono molti coloro che desiderano ricevere questa speranza! Davanti al sepolcro dell'amico Lazzaro, morto da quattro giorni, Gesù, prima di richiamarlo alla vita, disse a sua sorella Marta: "Se crederai, vedrai la gloria di Dio" (cfr Gv 11,40). Anche voi, se crederete, se saprete vivere e testimoniare la vostra fede ogni giorno, diventerete strumento per far ritrovare ad altri giovani come voi il senso e la gioia della vita, che nasce dall'incontro con Cristo!

6. Verso la Giornata Mondiale di Madrid

Cari amici, vi rinnovo l'invito a venire alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. Con gioia profonda, attendo ciascuno di voi personalmente: Cristo vuole rendervi saldi nella fede mediante la Chiesa. La scelta di credere in Cristo e di seguirlo non è facile; è ostacolata dalle nostre infedeltà personali e da tante voci che indicano vie più facili. Non lasciatevi scoraggiare, cercate piuttosto il sostegno della Comunità cristiana, il sostegno della Chiesa! Nel corso di quest'anno preparatevi intensamente all'appuntamento di Madrid con i vostri Vescovi, i vostri sacerdoti e i responsabili di pastorale giovanile nelle diocesi, nelle comunità parrocchiali, nelle associazioni e nei movimenti. La qualità del nostro incontro dipenderà soprattutto dalla preparazione spirituale, dalla preghiera, dall'ascolto comune della Parola di Dio e dal sostegno reciproco.

Cari giovani, la Chiesa conta su di voi! Ha bisogno della vostra fede viva, della vostra carità creativa e del dinamismo della vostra speranza. La vostra presenza rinnova la Chiesa, la ringiovanisce e le dona nuovo slancio. Per questo le Giornate Mondiali della Gioventù sono una grazia non solo per voi, ma per tutto il Popolo di Dio. La Chiesa in Spagna si sta preparando attivamente per accogliervi e vivere insieme l'esperienza gioiosa della fede. Ringrazio le diocesi, le parrocchie, i santuari, le comunità religiose, le associazioni e i movimenti ecclesiali, che lavorano con generosità alla preparazione di questo evento. Il Signore non mancherà di benedirli. La Vergine Maria accompagni questo cammino di preparazione. Ella, all'annuncio dell'Angelo, accolse con fede la Parola di Dio; con fede acconsentì all'opera che Dio stava compiendo infs lei. Pronunciando il suo "fiat", il suo "sì", ricevette il dono di una carità immensa, che la spinse a donare tutta se stessa a Dio. Interceda per ciascuno e ciascuna di voi, affinché nella prossima Giornata Mondiale possiate crescere nella fede e nell'amore. Vi assicuro il mio paterno ricordo nella preghiera e vi benedico di cuore.

Dal Vaticano, 6 agosto 2010, Festa della Trasfigurazione del Signore.

BENEDICTUS PP. XVI




Il logo


Giovedì, 30 luglio 2009 è stato reso pubblico il logo che rappresenterà la prossima Giornata Mondiale della Gioventù (GMG), programmata a Madrid dal 16 al 21 agosto 2011.

L'autore José Gil-Nogués, disegnatore grafico spagnolo, ha spiegato che lo sfondo del disegno simboleggia "giovani di tutto il mondo che si uniscono per celebrare la propria fede accanto al Papa, ai piedi della Croce, e formano la corona della Vergine di Almudena, patrona di Madrid".

Nella corona, ha aggiunto il disegnatore, spicca la "M" di Maria, iniziale anche di Madrid, luogo dell'incontro.

La Croce, segno del cristiano, presiede l'appuntamento del Papa con i giovani, che rendono visibile con la loro testimonianza il tema della GMG: "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede".

Il messaggio del logo, ha aggiunto Gil-Nogués, è "una catechesi, un'opportunità di evangelizzazione: la via rapida e sicura per arrivare a Cristo è la Vergine Maria, Madre di Dio e degli uomini. I giovani hanno, nella fede di Maria, l'esempio e il modello per arrivare a Cristo e realizzare la finalità prioritaria della GMG: far conoscere al mondo il suo messaggio".

Sulla forma, l'autore ha spiegato che "il simbolo possiede un tratto spontaneo e fermo, come la gioventù del XXI secolo. É vicino, affabile, aperto. Allegro e positivo".

"L'uso di una serie di colori caldi (rosso, arancione e giallo) trasmette un calore inconfondibile, segno dell'identità di una città come Madrid, di un Paese come la Spagna. Questi colori sono anche un riflesso della 'calorosità divina', dell'Amore trinitario", ha spiegato.

Il logo è stato scelto attraverso un concorso riservato a disegnatori grafici professionisti. José Gil-Nogués (Valencia, 1971), giornalista e disegnatore, ha ricevuto numerosi premi e i suoi lavori sono stati esposti nei cinque continenti.


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